La Barbajata: il caffè preferito da Gioacchino Rossini

Articolo di Michele Sergio

Napoli, 1816. Gioacchino Rossini è “prigioniero” nel palazzo Barbaja. Come è possibile che uno dei Maestri della musica classica italiana sia recluso nel cuore della capitale del Regno delle Due Sicilie?

Tutto ebbe inizio quando Rossini, giovanissimo talento, si trovava a Napoli (dal 1815 al 1821) nominato direttore musicale del Real Teatro San Carlo. Incarico questo tra i più ambiti dell’epoca perché significava essere il primo “direttore musicale” della penisola italiana.

Domenico Barbaja gli commissionò la realizzazione dell’Otello, in cambio gli diede ospitalità nel suo bellissimo palazzo nel centro di Napoli.

L’artista rapito dal fascino della città partenopea e dalle tentazioni che essa offriva, non scrisse nemmeno una nota dell’opera commissionatagli. Racconta Dumas che il grande pesarese passava intere giornate seduto ai tavolini dei Caffè di via Toledo gustando le mille prelibatezze della cucina partenopea; in particolare amava bere uno speciale caffè con l’aggiunta della cioccolata (questo caffè poi prenderà il nome di Barbajata in onore a Domenico Barbaja).

Quando mancavano meno di due settimana alla prima e non si vide consegnata l’opera promessa disperato Barbaja decise di “rinchiudere” Rossini in una stanza del suo palazzo fino a quando non gliela avesse consegnata.

Vistosi “prigioniero” Rossini decise finalmente di mettersi a lavoro. Fu così che in pochi giorni compose l’Otello che fu rappresentato per la prima volta a Napoli il 04 dicembre1816.

Ricorrendo il 4 dicembre di quest’anno il 200esimo anniversario della prima rappresentazione dell’opera. Il Gambrinus ha voluto riproporre ai suoi clienti la famosa Barbajata e ha rivisitato la ricetta originaria riproponendola con questi ingredienti: cremina di zucchero, caffè, cioccolata calda e panna montata.

Chissà se il Maestro avrebbe approvato: a noi piace pensare di si.

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